Il periodo del Ferragosto è solitamente quello in cui, nonostante una devastante crisi economica che ha di fatto fortemente limitato le possibilità finanziarie degli italiani, si cerca comunque di staccare la spina, di trascorrere qualche giorno di festa con familiari e amici e di non pensare troppo ai problemi quotidiani. E invece no. Questo Ferragosto è stato davvero terribile. I tragici eventi di Genova e quelli fortunatamente privi di conseguenze gravi legati al sisma che ci riguardano più da vicino, devono condurre a una seria ed approfondita riflessione. Per quanto riguarda Genova, il rispetto delle vittime impone soprattutto il silenzio. Attendiamo l’esito delle inchieste giudiziarie e l’accertamento delle responsabilità prima di esprimere qualsiasi tipo di giudizio.
Certo non è uno spettacolo edificante assistere al classico scaricabarile tra le diverse forze politiche che si accusano a vicenda di omissioni o di sciacallaggio: al cospetto di tali tragedie (perché di tragedie si tratta, benché assurde e quasi incomprensibili) un Paese civile e moderno dovrebbe mostrarsi e soprattutto essere unito e compatto nel sostenere ed assistere i familiari delle vittime e soprattutto fare in modo che nel 2018 non si verifichino disastri del genere. Certo è che almeno una cosa è sicuramente cambiata in meglio rispetto agli anni ’70 e ’80. Tutti abbiamo negli occhi le immagini del grande Presidente Sandro Pertini che parecchie ore dopo lo sconvolgente sisma del 23 novembre 1980, recatosi personalmente sui luoghi del disastro, in diretta TV inveiva inferocito circa i gravissimi ritardi sull’arrivo dei soccorsi. Ed aveva perfettamente ragione.
Oggi la macchina dei soccorsi in Italia è rapida ed efficiente. E’ praticamente immediata la risposta del Corpo dei Vigili del Fuoco (mai troppo elogiato quanto meriterebbe) e della Protezione Civile Nazionale. E qui veniamo alle cose che ci riguardano più da vicino, parliamo cioè della nostra Regione. E’ sempre un antipatico esercizio autocitarsi o anche soltanto parlare di se stessi; in questo caso però, credo sia giusto ricordare quanto da me proposto in campagna elettorale e scritto nero su bianco nel mio personale programma. Non è una ricerca di facili consensi o di like, è semplicemente il tentativo di tenere accesi i riflettori su una tematica che riguarda tutti indistintamente.
Mi riferisco nello specifico al Servizio di Protezione Civile Regionale; avvalendomi della collaborazione di personale altamente qualificato ed esperto in materia ho analizzato lo stato di salute della suddetta struttura e di conseguenza predisposto un piano che possa ridare alla stessa il valore e la dimensione che merita, dopo essere stata colpevolmente smantellata dalla precedente amministrazione regionale. Fino a pochi anni fa la Protezione Civile del Molise ha rappresentato un vanto che tutta Italia ci ha invidiato; noti sono infatti gli interventi: emergenza incendi Molise 2008, sisma Abruzzo 2009, alluvione Liguria 2011, sisma Emilia Romagna 2012. Un capitolo a parte merita L’Aquila 2009: in quell’occasione la colonna mobile regionale fu la prima, tra mille difficoltà, a recarsi sul posto; nella frazione di Arischia fu allestito un campo di assistenza-ricovero capace di accogliere ed assistere tra le 1500 e le 2000 persone. In quel periodo (2008/2012) la Protezione Civile Regionale del Molise era la prima a livello nazionale e le fu assegnato il compito di coordinare tutte le altre strutture regionali.
A sedere stabilmente quale membro effettivo al tavolo del Comitato Operativo Nazionale era l’architetto Giuseppe Giarrusso che oggi, proprio grazie alla sua elevata competenza, riveste un ruolo dirigenziale di alto livello. A volerlo è stato il Presidente Toma con il quale ho condiviso totalmente le linee programmatiche relative all’argomento. Lo stesso Presidente Toma che con grande sensibilità e abnegazione sta gestendo in prima persona questa nuova emergenza. Ed è a lui che mi rivolgo per quello che ritengo possa essere un primo passo importante: come noto, attualmente, ogni comune, compresi quelli di piccolissime dimensioni, dispone di un proprio piano di Protezione Civile; sarebbe a mio avviso auspicabile armonizzare tali singoli piani, con il contributo delle varie associazioni di volontariato, in modo tale da predisporre veri e propri piani intercomunali la cui analisi e gestione sarebbe di competenza della Regione che fungerebbe da cabina di regia. Oggi che purtroppo l’emergenza riguarda di nuovo il nostro territorio appare ancora più evidente la necessità di ricostituire una struttura efficiente ed immediatamente operativa che possa ritornare ad essere il fiore all’occhiello di una piccola comunità che era diventata una guida e un punto di riferimento per tutte le altre regioni.